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30 Januarie 2019 Nazionale Storie in Corsia

La Narrativa - di Elena Caccia

Eugenio Borgna, nel meraviglioso testo Le parole che ci salvano, cita David Khayat, oncologo e presidente dell'Istituto nazionale dei Tumori francese. Khayat, a fianco della chirurgia, della radioterapia e della chemioterapia pone lo strumento della parola: “Le parole che si dicono, come quelle che si ascoltano; le parole che si condividono, che ci uniscono, ci riconfortano o quelle che feriscono. Le parole sono dotate di un immenso potere: sono in grado di aiutare, di indicare un cammino, di recare la speranza, o la disperazione, nel cuore dei malati che, nel momento in cui scendono nella voragine della sofferenza, hanno un infinito bisogno di dare voce alle loro emozioni e al loro dolore, che è dolore del corpo e dolore dell'anima”.

 

            La domanda da porsi è una sola: come sarebbe la medicina senza la narrativa? Narrare significa ricostruire, ridare senso. E la voce che narra può essere di volta in volta del medico o del paziente, adulto o bambino, della sua famiglia o dell'infermiere, di un amico, di un volontario ospedaliero o di un insegnante che ha scelto di esercitare in corsia la sua complessa e nobile professione. Voci che ci mescolano, si sovrappongono, si uniscono in coro o talvolta stridono fra loro stonando, ma che, come in un'orchestra, se imparano a suonare insieme sono musiche liete, commoventi, indimenticabili.

 

Questo sito darà la parola ai bambini, ai loro genitori e alle loro famiglie. Ma non solo, accoglierà le storie degli insegnati delle scuole di provenienza e degli insegnanti della scuola in ospedale, ma anche dei medici e degli infermieri. Racconterà la vita di corsia, le giornate di sole e quelle meno facili, i momenti di gioia per una terapia ben riuscita o le dimissioni che arrivano, inattese così come le tempeste di un esame andato male. Collezionerà i ricordi delle giornate di scuola più belle e quelle in cui nulla funziona. Perché la scuola in ospedale accentua, potenzia, amplifica, mantiene vivo il contatto con la realtà, dimensione che il ricovero annienta.

 

“Onorate le storie di malattia”, sostiene Rita Charon, fondatrice della medicina Narrativa, dando un ruolo importantissimo a tutti coloro che si occupano della raccolta di questi racconti. Anche se non rispecchiano la realtà, anche se non hanno valore scientifico e neppure letterario, ogni storia è una fessura aperta sul mondo. Rita Charon sostiene l'esercizio della medicina arricchita dalla competenza narrativa: “La forza delle narrazioni di malattia pubblicate recentemente da alcuni pazienti rivela la maniera in cui la malattia si attacca al corpo, a coloro che amiamo, a noi stessi. Queste narrazioni dimostrano che raccontare la sofferenza e il dolore è difficile, ma permette ai pazienti di dare voce ai loro tormenti, ci circoscrivere la malattia e di sfuggire al suo dominio”.

 

La narrativa è intesa come medicina, come forma naturale e immediata di raccontare noi stessi e di costruire così il nostro mondo, il nostro luogo e il nostro tempo; è uno strumento che può essere al servizio del curante come del curato. Attraverso la narrazione l'uomo costituisce la realtà e la propria vita. Il pensiero narrativo illumina ciò che diversamente resterebbe opaco in noi e, attraverso questa forma mentis l'uomo realizza una complessa tessitura di accadimenti utilizzando trame, mettendo in relazione esperienze, passato, presente e futuro. Così facendo la prospettiva si moltiplica, il senso cambia, la vita si arricchisce sia essa quella di un malato, di un sano, di un guarito, di un medico o di un insegnante. 

 

di Elena Caccia

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